Adesso la Fornace è anche On The Road. Una postazione di cucina esterna, che dà sul giardino del ristorante di San Vittore Olona, fornita di tutto il necessario per la preparazione a vista dei panini gourmet, creati dallo chef Vincenzo Marconi, birra fresca artigianale, aperitivi “d’altri tempi”, musica di qualità e tante simpatiche sorprese.

Un bel modo per rendere piacevoli le serate domenicali, anche per chi torna dai fine settimana fuori città e non se la sente di cenare in modo formale al ristorante.

“Tutto nasce dalla fervida fantasia della Direzione Simona e Luigino Poli – confessa lo chef Marconi. Io da sempre coltivo la passione per il cibo da strada. Fin dai miei primi viaggi negli USA e poi ancora in Spagna, dove si usa molto questo modo di proporre il cibo, mi sono reso conto che se si vuole fare bene questo tipo di cucina bisogna avere grande professionalità. Quando ne avevo l’occasione, soprattutto per divertire il nostro staff qui alla Fornace, proponevo le mie versioni di tacos, tapas e tortillas varie. L’idea però di valorizzare queste mie capacità per cercare di offrire una nuova proposta gastronomica, più adatta alle serate estive domenicali, è stata proprio della Direzione, che ha constatato come la nostra clientela, quando rientra dai fine settimana al mare o in montagna, è poco propensa a una cena impegnativa al ristorante, ma magari – ha pensato – se proponiamo una formula più semplice e informale si fermano da noi dopo il rientro. E in effetti proprio così è stato.”

Nasce così La Fornace On The Road un’iniziativa che non solo riesce a mettere a frutto la mai sopita passione dello chef di casa per questo tipo di cucina, ma anche a valorizzare il lavoro che da anni la Direzione del ristorante e lo chef stesso stanno portando avanti per far conoscere i tanti artigiani del cibo, agricoltori e allevatori del territorio, che costituiscono una vera e propria rete della qualità alimentare dell’Alto Milanese.

Fin qui abbiamo presentato l’idea. Quello che in realtà si vede all’esterno della Fornace, nelle calde serate estive della domenica, sono coppie e famiglie che mangiano in allegria all’aperto, nel piacevole e confortevole contesto del giardino del ristorante, bevendo un aperitivo e consumando un panino invitante e creativo, accompagnato da una gustosa birra artigianale. Tante risate, chiacchiere, della buona musica di sottofondo.

Dietro a tutto questo però c’è un percorso più complesso che parte da molto lontano.

Prendiamo il pane per esempio. “Quando si parla di panini – ci racconta chef Marconi – si parla prima di tutto di pane. Il pane è un elemento fondamentale del panino. Noi abbiamo puntato su pani di qualità prodotti da uno dei fornitori storici del nostro ristorante, il panificio di Matteo Beretta, che per la loro preparazione utilizza anche farine del territorio prodotte dalla fattoria di Gigi Lattuada, in campi collocati a pochi passi dal ristorante. E’ un pane rigorosamente lavorato in modo artigianale, dove viene utilizzato solo lievito madre.
A Matteo Beretta abbiamo chiesto di confezionare per noi tre diversi tipi di panini. Un pane multicereale, utilizzato per gli hamburger. Una baguette preparata con una piccola parte di farine integrali, e il resto con farine di tipo 2, una miscela che rende questo pane più colorato e più croccante rispetto alla versione tradizionale. E poi c’è un pane che nella forma ricorda il pane arabo, che adoperiamo per la preparazione di alcuni panini particolarmente sfiziosi come ad esempio il panino con gamberi, lime, salsa di agrumi e uova al tegamino; ma anche per una versione in chiave nostrana del kebab, dove la carne non è di ovino ma è quella di manzo di prima qualità del nostro produttore selezionato, la scuola agraria Ferrazzi e Cova di Villa Cortese. Nel mio kebab la carne di manzo viene cotta a bassa temperatura, ripassata e tagliata sottile in questo modo richiama il sapore e l’aspetto del kebab tradizionale.”

L’attenzione per la composizione delle miscele di farina, la lavorazione rigorosamente naturale, la scelta non facile di utilizzare solo cereali di prima qualità coltivati sul territorio con la possibilità di controllare giorno per giorno la maturazione delle spighe. Bene… adesso ripetiamo tutte queste attenzioni per la maggior parte degli ingredienti utilizzati come le verdure, le uova, le carni… e cosi possiamo avere un’idea del lavoro che c’è dietro ad un “semplice” panino.

“E’ una scelta ben precisa che abbiamo fatto per primi in zona nel corso degli anni, consapevoli anche del fatto che non lo stavamo facendo per cercare di ridurre i costi, perché al contrario la qualità, anche se a chilometro zero, si paga. Lo abbiamo fatto perché ci credevamo, perché eravamo convinti che in questo modo aiutavamo anche tanti imprenditori coraggiosi a crescere e a farsi conoscere. Oggi devo dire che questa scelta sta crescendo, diventando quasi un sistema territoriale e anche gli altri ristoranti della Rete del Buongusto ci stanno seguendo su questa strada.”

 

 

In effetti a prima vista i prezzi (circa 18 euro per un panino) possono sembrare elevati, ma in realtà tenuto conto della grande qualità degli ingredienti, della ricerca e dell’impegno a fornire un prodotto davvero speciale, sono assolutamente in linea. E poi nella “progettazione” dei panini è stata posta grande attenzione anche alle loro dimensioni.

“Chi mangia uno dei nostri panini – ribadisce chef Marconi – deve sentirsi sazio e non avere la necessità di mangiarne un’altro. La nostra prima esigenza è stata quella di trovare una formula adatta ad una proposta che fosse soddisfacente anche per l’aspetto nutrizionale. Solo per farle un esempio, nei nostri Hamburger ci sono 280 grammi di carne di prima scelta”.
Ma un buon panino non può dirsi tale se non è accompagnato da una buona birra, e qui alla Fornace On The Road la birra è davvero protagonista.

Quella scelta da chef Marconi, manco a dirlo, è prodotta sul territorio, a Legnano, ma non è soltanto la migliore birra di Legnano, bensì una delle migliori birre artigianali d’Italia e d’Europa. Il Birrificio di Legnano, infatti, con i suoi prodotti pluri premiati dai concorsi e dalle guide gastronomiche, è il più classico esempio di come una piccola realtà imprenditoriale, nata dalla passione di un gruppo di giovani, può trasformarsi in un’impresa di successo, puntando sulla qualità, sulla ricerca e sulla valorizzazione dei prodotti del territorio.

E così la Teresa (così chiamata in onore del mitico personaggio dei Legnanesi), la Cinq’ Ghej e le altre birre del Birrificio di Legnano, premiate fra l’altro con la chioccia d’oro dalla guida Slow Food, fanno bella mostra di sè sistemate in grandi contenitori ghiacciati, esposti al pubblico a due passi dalla cucina, una postazione in legno posizionata all’esterno delle cucine del ristorante con il BBQ, alcuni tavoli, la salamandra per scaldare i panini… insomma tutto quello che si troverebbe su di un food truck degno di questo nome.

Oltre alle birre artigianali, alla Fornace On The Road è possile trovare (o meglio ri-trovare) alcuni aperitivi classici, presenti ormai più nella memoria di molti milanesi che nei bar e nei locali della città. Il “bianco spruzzato” e il mitico “bicicletta”, inventato quando ancora a Milano si circolava principalmente sulle due ruote a pedale, sono bevande un tempo molto popolari che Marconi ha voluto riproporre e ricordare, proprio per dare il senso di una socialità d’altri tempi.

Il successo dell’iniziativa è nei numeri che ci vengono dati da chef Marconi. “La risposta del pubblico è stata dir poco sorprendente. Pensavamo con questa iniziativa di intercettare soprattutto un pubblico diverso da quello che frequenta solitamente il nostro ristorante, invece ci siamo resi conto che sostanzialmente la nostra clientela, anche nella versione on the road, rimane la stessa. Insomma abbiamo sempre un target di prestigio. Persone che si fidano di noi e sono disposte a provare le nostre proposte anche più inusuali. Per noi questo è un aspetto fondamentale del nostro lavoro”.

Lo chef Vincenzo Marconi alla chitarra mentre intrattiene gli ospiti della Fornace On The Road.

In questo contesto spicca il ruolo da mattatore di chef Vincenzo Marconi, che non solo presiede personalmente alle preparazioni dei panini (tutti ovviamente di sua creazione), ma spesso nei momenti di pausa lascia la sua postazione, assieme ad uno dei suoi collaboratori, per seguire la proposta musicale. Chi ha potuto ascoltarli dice fra l’altro che sono anche piuttosto bravi. E d’altra parte è lo stesso Marconi a confessare che se non avesse fatto il cuoco sarebbe stato probabilmente un musicista.

“La gente è entusiasta di questa cosa. E devo dire che anch’io sono davvero entusiasta di quello che stiamo facendo, è proprio una bella idea, un bel modo per stare insieme, divertirsi e mangiare bene. E la gente viene perché ogni volta abbiamo sempre riempito gli spazi a disposizione, anche perché offriamo un contesto tranquillo, rilassato e molto scenografico (siamo comunque all’interno del nostro giardino), la musica c’è, ma sempre al giusto volume, anche perché ci sono gli ospiti dell’hotel e non vogliamo certo creare loro dei fastidi. Insomma, ci si diverte davvero tanto ma sempre con la classe e l’accuratezza che contraddistinguono il nostro stile. Senza prenderci troppo sul serio, adoperando cose belle, facendo dei buoni panini con tanta informalità però sempre alla nostra maniera”.

La Fornace On the Road è aperta tutte le domeniche d’estate a partire dalle 19, mentre nel mese di agosto resterà aperta tutti i giorni, sempre alla sera per gli esterni e per i clienti dell’hotel. A Ferragosto per il mezzogiorno La Fornace propone un momento diverso, ricreando un po’ l’atmosfera di quella che era un tempo il pranzo di ferragosto in famiglia, un buffet con grandi teglie di lasagne, anatra all’arancio e tutte le pietanze che di solito si preparano per queste occasioni.

“E’ un modo per non far spendere in maniera eccessiva le famiglie. E’ a loro infatti che abbiamo destinato questa iniziativa, ma vogliamo anche che il tutto si svolga in un contesto conviviale e tranquillo. Per questo abbiamo deciso di limitare le prenotazioni a non più di 50 persone. Insomma – conclude Marconi – è come se fosse una bella festa in famiglia solo che siamo noi a cucinare per loro”. Una differenza non da poco.